Protesi al seno, quanto durano?
Le protesi al seno in silicone possono avere degli spiacevoli effetti collaterali dovuti alla loro rottura e deterioramento. In tal senso, le donne dovrebbero effettuare un secondo intervento dopo 10 anni dal primo.
Queste le importanti conclusioni a cui è giunta la Food and Drug Administration (FDA), un organismo americano che sorveglia sulla sicurezza alimentare e dei farmaci.
Infatti, in base a uno studio condotto su un campione di oltre 40mila donne con protesi mammarie, durante l’arco di 10 anni, è stato possibile notare che la maggior parte di esse, hanno dovuto riaffrontare al termine del periodo di studio un nuovo intervento chirurgico.
fonte: www.yourself.it
Le complicanze della mastoplastica additiva
La mastoplastica additiva prevede l’inserimento nel tessuto mammario di un paio di protesi. Questa procedura chirurgica offre buoni risultati estetici e il grado di soddisfazione delle pazienti è mediamente alto, ma bisogna ricordare che non è esente da rischi. Infatti, un intervento più invasivo è sicuramente un intervento più rischioso. Di fatto, con la mastoplastica additiva, un oggetto esterno viene impiantato nel corpo e vengono alterati la posizione e la forma del seno.
Il margine di rischio è ridotto dalla perizia e dall’esperienza del chirurgo che esegue l’intervento, e d’altro lato, dall’osservanza del paziente di quanto gli viene prescritto al momento della dimissione.
Tuttavia le complicanze non possono mai essere del tutto evitate e la paziente dimastoplastica additiva deve esserne a conoscenza.
Complicanze della mastoplastica additiva: Il rischio di infezioni
fonte:http:www.pallaoro.com
Protesi al seno: sono davvero sicure?
Le protesi al seno sono davvero sicure? Quali potrebbero essere gli effetti collaterali? Ne parliamo con la Dott.ssa Veronica Zuber, Chirurgo presso l’unità funzionale di Senologia dell’IRCSS San Raffaele di Milano.
A seguito dello scandalo sulle protesi “difettose” al seno, quali sono i criteri per realizzarle con silicone conforme alle leggi?
Fino agli anni ’80 la produzione e l’utilizzo di protesi mammaria non era regolamentata da leggi specifiche. Da allora negli Stati Uniti e successivamente in Europa si è resa indispensabile l’introduzione di una normativa specifica su tale argomento.
In Italia, in particolare, il decreto legislativo del 1997 in base all’attuazione della Direttiva comunitaria ha modificato profondamente le regole esistenti in ambito nazionale. Lo scopo principale della direttiva è stato quello di legare i fabbricanti a standard di produzione decisia livello europeo rendendo indispensabili la registrazione dei prodotti e molto più sicure le procedure di controllo e di vigilanza sia sulla qualità del prodotto sia sull’eventuale comparsa di complicazioni e danni all’operatore o al paziente successivi all’introduzione del prodotto nel mercato. Dal 1963 ad oggi la costituzione di base delle protesi mammarie è rimasta quasi invariata dal punto di vista concettuale: un involucro di elastomero di silicone racchiudente un contenuto di natura variabile. In Europa e in assoluto nel mondo il contenuto più largamente utilizzato è stato il silicone.
Nel corso degli anni sono stati sperimentati e commercializzati diversi materiali di riempimento ma l’involucro è rimasto sempre di elastomero di silicone.
Anch’esso è andato incontro a modifiche importanti dal punto di vista chimico-fisico e sono notevolmente migliorate le caratteristiche di sicurezza. Il rivestimento al poliuretano, introdotto nel 1968 ha dimostrato di ridurre drasticamente l’incidenza di contrattura capsulare e rimane tuttora un’alternativa al rivestimento in silicone.
Quali sono i rischi per la salute?
fonte :www.ondaosservatorio.it
Mastoplastica Additiva sottoghiandolare
In presenza di eventuali difetti come ad esempio un seno caduto preferisco collocare la protesi mammaria in posizione sottoghiandolare, cioè in un piano abbastanza superficiale da consentire un meccanismo di spinta dell’impianto sui tessuti per far risalire il complesso areola-capezzolo e il cono mammario in posizione adeguata.
I principali argomenti a favore del posizionamento sottoghiandolare rispetto alla collocazione sottomuscolare sono:
1 la mammella è anatomicamente posizionata sopra il muscolo ed è questa l’area che concettualmente dovrebbe essere riempita.
2 In presenza di ptosi la protesi in posizione sottoghiandolare, sopra il muscolo produce una correzione migliore.
3 Con il posizionamento sottoghiandolare il fastidio post-operatorio è di minore entità.
In presenza di eventuali difetti come ad esempio un seno caduto preferisco collocare la protesi mammaria in posizione sottoghiandolare, cioè in un piano abbastanza superficiale da consentire un meccanismo di spinta dell’impianto sui tessuti per far risalire il complesso areola-capezzolo e il cono mammario in posizione adeguata.
I principali argomenti a favore del posizionamento sottoghiandolare rispetto alla collocazione sottomuscolare sono:
1 la mammella è anatomicamente posizionata sopra il muscolo ed è questa l’area che concettualmente dovrebbe essere riempita.
2 In presenza di ptosi la protesi in posizione sottoghiandolare, sopra il muscolo produce una correzione migliore.
3 Con il posizionamento sottoghiandolare il fastidio post-operatorio è di minore entità.
fonte: www.chirurgiaplasticaestetica.com